La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 43978 depositata in cancelleria il 17 novembre 2009, ha stabilito che l'indennizzo per la ingiusta detenzione, fermo il tetto massimo previsto dalla legge, non deve liquidarsi semplicemente in applicazione di un calcolo aritmetico ma deve tener conto delle qualità soggettive del danneggiato e, dunque, considerare tutti i danni sofferti patrimoniali e non.
La Suprema Corte ha così accolto il ricorso di un imprenditore ingiustamente sottoposto a custodia cautelare in carcere che ha dedotto, ai fini della congrua liquidazione dell'indennizzo, la sua qualità di vertice aziendale.