COMMETTE REATO IL CANDIDATO CHE RIPRODUCE PEDISSEQUAMENTE IL TESTO DI UNA SENTENZA.

La sesta sezione penale della Corte di Cassazione con la pronuncia n. 32368 depositata il 27 agosto 2010 ha sentenziato che costituisce reato la condotta di chi, in occasione di prove relative a concorsi o esami pubblici, riproduce pedissequamente nel proprio elaborato opere intellettuali altrui, compresa la produzione giurisprudenziale, dando luogo ad una rappresentazione del contenuto che, pur citando espressamente la fonte, costituisca non il prodotto di uno sforzo mnemonico e di autonoma elaborazione logica ma il risultato di una materiale riproduzione operata mediante la utilizzazione di un qualsiasi supporto abusivamente impiegato nel corso della prova. 

La Corte di Cassazione ha, pertanto, confermato la condanna a mesi dieci di reclusione (con il beneficio della sospensione condizionale della pena) di una candidata, risultata, peraltro, vincitrice, al concorso pubblico per un posto di Dirigente del servizio contenzioso ed ufficio di conciliazione della Provincia di Taranto, che ha presentato alla prova scritta come proprio un elaborato, in realtà, interamente trascritto da una sentenza del Tar Campania. La Corte, infatti, non ha ritenuto fondati i motivi del ricorso innanzi ad essa relativi allo sforzo mnemonico che avrebbe operato la candidata in sede di esame (ritenuto dalla Corte di natura sovrumana) ed alla circostanza dell'aver citato nell'elaborato la fonte della sentenza (ritenuta dalla Corte ininfluente, attesa la mancanza nel compito di una autonoma elaborazionre logica della candidata).

La delibera della Giunta Provinciale di Taranto di proclamazione della vincitrice è stata annullata dal TAR Puglia su ricorso di altro candidato.

Avv. Carlo Antonio Esposito